Psicologo e psicoterapeuta: un po’ di chiarezza.

Che cos’è una psicoterapia? Che cosa fa lo psicologo? E lo psichiatra?

Risposta alle domande più comuni su una materia molto affascinante.

E che riguarda la nostra psiche.

Chi è lo psicologo?
È un laureato in psicologia che, dopo la maturità, superata una selezione, si è iscritto alla facoltà di psicologia.

Qual è il suo ambito di applicazione?
Al livello clinico: consultazioni, test psicoattitudinali, valutazioni sulla condizione psicologica del soggetto che lo consulta.

Chi è lo psichiatra?
E’ un medico specializzato in psichiatria che cura le malattie della psiche sia attraverso parole sia attraverso un trattamento farmacologico.

E’ l’unico che, essendo medico, può prescrivere farmaci. Se diventa però psicoterapeuta, per esempio psicoanalista, per non confliggere con la cura psichica non dovrebbe prescrivere farmaci, ma in caso di severità dei sintomi, dovrebbe inviare il paziente a un altro medico per prescrizioni farmacologiche.

Chi è lo psicoterapeuta?
E’ un medico o uno psicologo, iscritti al rispettivo ordine professionale, che si è specializzato in uno specifico indirizzo di psicoterapia. Lo psicoterapeuta, che ha eseguito l’adeguata formazione in psicoterapia, è abilitato a esercitare la psicoterapia.

Quali sono le principali psicoterapie?
Sono: la psicoterapia psicoanalitica, quella comportamentistica, relazionale, gestaltica e tantissime altre come ad esempio la danzoterapia e la musicoterapia.

Quali sono le psicoterapie più utili?
Se la persona ha una buona introspezione (insight), cioè ha una capacità di lavorare in modo intrapsichico, nel senso che è in grado di riconoscere le connessioni simboliche tra la propria vita reale e l’esperienza passata, in questo caso la psicoanalisi rappresenta il metodo di eccellenza.

Se invece la persona non è interessata a conoscere come funziona il proprio interno e, di conseguenza, a “guarire” in base a questo livello di consapevolezza, le terapie comportamentistica e gestaltica sono più indicate, perché non richiedono introspezione.

Al contrario della psicoanalisi, si tratta di un metodo basato fondamentalmente su stimolo-risposta, cioè apprendere tecniche strategiche per eliminare i sintomi.
Invece la psicoanalisi consiste in un percorso (spesso non breve) che consente di impadronirsi del proprio sé e di mirare alla propria indipendenza e autonomia.

Che significa impadronirsi del proprio Sé?
Significa digerire, assimilare, metabolizzare alcuni fantasmi che derivano dal passato e che bloccano la crescita e la libertà di desiderare e di attuare nella concretezza i propri desideri, il proprio sentire.

Quali sono le patologie più indicate a essere trattate con la psicoterapia psicoanalitica?
Le patologie variano dai piccoli disturbi ansiosi e depressivi alle patologie gravi come alcune psicotiche.
Il criterio di distinzione dipende soprattutto dal desiderio introspettivo di migliorare la propria vita.

La psicoanalisi garantisce maggiormente una stabilità della personalità e della propria immagine di sé.

Le terapie comportamentali possono essere molto più brevi, ma non possono garantire quella ristrutturazione della propria personalità, garanzia di stabilità. Può essere più adatta a persone che non hanno interesse e motivazione a conoscere il proprio mondo interno, a migliorare in conformità a questa conoscenza.

Molti pazienti immaginano che la psicoanalisi assomigli a una chirurgia dolorosa, in realtà è un percorso che si accompagna a un compagno di viaggio, che aiuta ad essere sereni e autentici: l’autenticità, più che la verità, penso sia l’unica vera forza dell’essere umano.

La maggior parte dei pazienti sperimenta impegno e non tanto dolore nel fare questo percorso. A mano a mano che progredisce, il soggetto diventa più attivo oltre che cosciente di come funziona. Nelle altre terapie comportamentiste, il paziente tende invece a rimanere passivo e a non rendersi conto perché sta migliorando. L’aspetto affascinante non è indifferente a tali terapie.

La psicoanalisi è molto costosa?
La psicoanalisi è certamente più costosa perché richiede maggiore frequenza settimanale e più tempo in assoluto, ma i risultati sono di una stabilizzazione definitiva della personalità. E’ una sorta d’investimento su se stessi. Una volta che il paziente ha finito l’analisi, è “guarito”.

Quali sono le percentuali di guarigione?
Nel caso della terapia psicoanalitica, quando questa viene svolta con persone motivate, l’investimento ha successo per oltre il 90%.

Si potrebbe dire la stessa cosa delle altre terapie, considerando che esse mirano solo alla temporanea sparizione dei sintomi, sebbene qualche volta questo incoraggiamento possa aprire a degli sviluppi ulteriori.

Che cos’è la psicoterapia breve?
Negli anni ’70 nasce questa definizione per accorciare l’intervento psicanalitico. E’ molto utile nelle situazioni istituzionali (come gli ospedali) dove il tempo a disposizione è limitato, i risultati non sono quelli di un percorso più lungo.

Perché ci si serve del lettino?
Oltre che più rilassante, il lettino è spesso usato nella terapia psicoanalitica perché permette di differire il proprio pensiero dallo sguardo fisso dello psicoanalista, e vissuto come giudicante.

In altre parole il paziente non si aspetta una risposta immediata ai propri pensieri e verbalizzazioni, ma questi possono scorrere più fluidi. Accade ciò proprio perché, nella relazione terapeutica, psicoanalista e paziente non si vedono l’uno nella faccia dell’altro.

Clicca per ingrandire le foto:

Autore: Giuseppe

Condividi Post:

Psicologia

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

© 2023 All rights reserved​

BEAUTY MELY

Made with ❤ with Elementor​